Prima di approfondire la disbiosi è necessario comprendere cos’è il microbiota.
Quando parliamo di microbiota intendiamo un vero e proprio organo vivente, composto nella sua totalità da microrganismi (batteri, virus, funghi e protozoi) che colonizzano un ambiente specifico del corpo, non solo a livello del tratto intestinale ma anche di apparato respiratorio, cute e apparato urogenitale.
Questi microrganismi sono indispensabili per numerose funzioni: barriera contro le infezioni, modulazione del sistema immunitario, funzione metabolica e funzione strutturale.
La relazione tra ospite e microbiota
In condizioni ottimali, la stretta relazione tra ospite e microbiota (rapporto simbiotico) permette di mantenere positivamente la salute dell’ospite, si parla quindi di eubiosi.
Quando questo equilibrio viene a mancare, a causa di alterazioni della composizione batterica (eccessiva crescita di agenti potenzialmente patogeni/ perdita di batteri benefici) ovvero dell’ attività metabolica dei microrganismi, si instaura uno stato di disbiosi.
La disbiosi
La disbiosi può essere causata da:
- dieta non bilanciata: la percentuale delle specie batteriche presenti nel microbiota sono strettamente correlate alla composizione della dieta (proteine, carboidrati, grassi e fibre). Un’alimentazione non bilanciata può causare l’aumento di alcune specie, e dei metaboliti prodotti da queste, a discapito di altre, alterando così l’equilibrio.
- fattori genetici: predisposizione di alcune razze a sviluppare patologie intestinali e cutanee croniche come ad esempio Pastore Tedesco, Boxer, Amstaff, Bulldog, etc., gatti di razza
- parto e allattamento non fisiologici
- fattori stressogeni
- uso non controllato di farmaci: non parliamo solo di antibiotici ma anche di antiacidi, antinfiammatori e alcune classi di antiparassitari
Tenendo quindi in considerazione le numerose funzioni benefiche del microbiota, si può capire quanto una disbiosi possa predisporre a numerosi stati patologici.
In medicina umana ci sono innumerevoli studi scientifici che correlano lo stato di disbiosi a condizioni patologiche come enteropatie, endocrinopatie, sindromi sistemiche, malattie autoimmuni, dermatopatie ma anche a disturbi neurodegenerativi e del comportamento.
In medicina veterinaria si stanno avviando numerose ricerche che stanno dimostrando come, anche negli animali, ci sia una stretta correlazione tra alterazione del microbiota ed alcune malattie, acute, croniche o sistemiche, come ad esempio:
- gastroenteropatie acute e croniche
- intolleranze alimentari
- dermatopatie
- endocrinopatie (es. diabete)
- patologie urogenitali
- obesità
- disturbi comportamentali: associati alla produzione da parte dei microrganismi di metaboliti neuroattivi (es. triptofano, catecolamine etc.) che agiscono sull’asse intestino cervello provocando modificazioni nella neurotrasmissione.
In conclusione, in caso di sintomi clinici riferibili alle patologie precedentemente citate, è utile capire se il paziente è affetto da disbiosi in modo da gestire al meglio la terapia farmacologica e/o dietetica necessaria per ripristinare lo stato di benessere.